Mi è successo di scegliere l’arte.
E’ successo come succedono le cose ordinarie della vita: senza preamboli, senza che vi fosse a monte una ragionevole valutazione di opportunità, rispetto ad una qualche possibile utilità. La mia arte, perciò, è assolutamente immatura, come tutte le vicende che aspirano a non essere del tutto compiute preferendo una postura che accoglie ogni evoluzione, ogni suggerimento che l’esperienza propone, ogni intuizione che possa sovvertire le certezze conquistate. Ecco, mi pare che davvero l’arte mi abbia consegnato frammenti sparsi di verità. Tra questi, più numerosi, una serie di indizi a proposito della femminilità. Sono così pervenuta ad una momentanea certezza che ispira i miei lavori e la mia ricerca e che si declina, senza troppi pudori ma pure senza inutili abusi di stereotipi da retrogusto banalmente erotico che mi piace sintetizzare su tele o carta e che qualcuno chiama 'opere' oppure 'quadri' ma che in realtà sono per me traduzioni visive della mia identità in edificazione. Non trovo affatto sconveniente, io donna, definirmi femmina. Al contrario, io donna (Ma-donna), eleggo la femminilità che riconosco anche fuori da me, come prerogativa, non necessariamente di genere. Dopo tutto, tutti siamo figli di donne. Tutti, figli di femmine. Eppure, come si vede, abbiamo ancora bisogno di affermare un diritto scritto, quello che solo a guardarsi intorno permea ogni cosa: l’esser donna. Ne avvertiamo ancora la necessità come se fosse necessario affermare che la luna esiste e che è cosa diversa da una lampada da accendere e spegnere a piacimento. Ecco, io affermo l’esistenza della luna, mostrando direttamente le maree che essa comanda. Lo faccio, anzi tento di farlo, senza che le acque invadano gli educatissimi quanto abusivi giardini recintati dei vicini. Non mi piace alimentare timori in chi ancora ha bisogno di essere rassicurato alzando recinti. Le mie maree sono discrete. Ci si può tuffare dentro o volarci sopra in tutta sicurezza, senza alcun giudizio. Sono pure consapevole, tuttavia, che la discrezione e l’innocuità non bastano ad evitare che la femminilità spaventi. Dopo tutto, 'l’umanità ha sempre avuto paura delle donne che volano, fossero esse streghe o semplicemente libere'. Propongo così la mia libertà di donna, come le tante nuove streghe di questo tempo.​​​​​​​
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